Buongiorno e buon ritorno su questi schermi!
Io sono Marco e questa è Deep in Marketing, la newsletter targata Figaro Digital dove leggi cosa hanno fatto bene gli altri per diventare un marketer migliore domani.
Oggi puntata speciale, occasionalmente di venerdì (vorrei usare la scusa del Festival ma in realtà ho passato due giorni a farmi visitare dove non batte il sole) per parlare di questa “settimana santa” del content.
Il momento dove tutto si ferma e si parla di un argomento e uno soltanto.
Piuttosto che bombardarti di real time e meme però, mi sono ripromesso di essere breve e fare uscire un singolo contenuto interessante e (spero) diverso.
Questo👇🏻
Com’era il Festival prima dell’arrivo di Amadeus?
Non so tu, ma io neanche me lo ricordo.
Risposta che da sola basta per rendere onore al lavoro fatti negli ultimi anni da Amadeus, in cui anche i più critici hanno dovuto riconoscergli il grande merito di aver incollato allo schermo nuove fette di pubblico.
Ora però quel momento è finito, e sebbene alcuni pensino che si possa campare di rendita almeno per i prossimi 5 anni, l’effetto nostalgia è sempre lì dietro l’angolo.
Come si fa per gli allenatori che subentrano trovando una squadra già pronta, la scelta comunicativa più semplice sarebbe stata quella di non cambiare molto, accontentandosi di non far andare a sbattere una macchina già lanciata in velocità.
Non sapremo mai come sarebbe andata, perché per fortuna non è successo.
Carlo Conti ha messo la freccia e ha preso (giustamente) l’unica strada sensata:
Fare qualcosa di completamente diverso rispetto al passato.
Fin dalla prima serata, ce ne siamo accorti subito.
Anzi, fin dal lancio dei mesi scorsi.
A immagine e somiglianza del suo conduttore, il festival ha seguito un ritmo costante, coerente, rapido, sobrio e professionale, senza alcun picco di stravaganza.
“Si è perso tutto l’intrattenimento” ha gridato qualcuno sui social.
“Finalmente riesco ad ascoltare tutte le canzoni” è stato il contraltare dei sostenitori.
Indubbiamente c’è molto più spazio per la musica, sono tornate a farsi vedere le nuove proposte, non c’è l’ombra dei vecchi monologhi da 30 minuti dei vari ospiti.
Se c’è da mandare un messaggio, lo si manda solo e soltanto attraverso la performance canora.
Anche la scelta delle canzoni in gara testimonia come l’idea sia stata sempre la stessa dal principio.
Si sente senz’altro la mancanza di una figura come Fiorello, la spalla portatrice di quel sano trash che tanto piace al pubblico italiano. (Fino ad ora) non c’è l’ombra di uno scandalo, con buona pace di tutti quelli che aspettavano lo scontro finale tra Fedez e i vari Tony Effe, Achille Lauro o Guè Pequeno.
Sembra una scuola privata dove c’è il preside di cui tutti hanno rispetto e paura.
L’effetto collaterale è che rischiamo di avere pochi “momenti meme” con cui divertirci, ma non poniamo limiti alle creatività umana.
Si corre, si spacca il minuto, anche in quei secondi dove sembra che la parte “comica” prenda il sopravvento, si vede la mano nel circondarsi di vecchie volpi che padroneggiano benissimo i tempi televisivi (vedi Gerry Scotti, Nino Frassica).
Il FantaSanremo scorre, senza ostacoli e interruzioni (a parte qualche down dell’app), con degli adattamenti necessari, senza perdere lo spirito con cui è nato. Una pace armata.
Anche gli spot pubblicitari, che tanto fanno divertire gli addetti ai lavori come noi, sono meno estrosi degli anni scorsi, tanto che la trovata di Costa Crociere ci sembra un cortometraggio da oscar.
Se ci pensi su, questo festival rispecchia perfettamente l’immagine che tutti abbiamo in mente della RAI (sì, a volte anche un po’ noiosa).
E non c’è bisogno di vedere i numeri degli ascolti per comprendere la bontà di una scelta, perché la comunicazione non è solo quello che fai, ma è soprattutto quello che scegli di NON fare.
In questo caso non c’è una scelta migliore o peggiore, ce n’è solo una diversa.
Però, quando qualcosa ci sembra coerente, ben organizzato, dopo la nostalgia iniziale in qualche modo finisce per piacerci.
Tra le altre cose ci siamo dimenticati anche che oggi è San Valentino, mai passato in sordina come quest’anno.
Allora Buon San Valentino, Buon Festival e Buon FantaSanremo, dove mi perdonerai ma si tifa il conterraneo Dario Brunori.
Un abbraccio,
, Head of Content 👋🏻
Sto arrivando con un pippoooneee 😂
Non sono molto d'accordo.
Carlo Conti ha copiato tutto dalle scorse edizioni, in particolare da quelle del passato (e per passato intendo il classicismo di Pippo Baudo).
Ha anche scopiazzato da Amadeus, ad esempio con Malgioglio come quota queer al posto di Drusilla Foer, oppure il lancio di messaggi su tematiche che sono le stesse trattate negli scorsi anni da Ama.
Anche se restano comunque le tematiche che fanno parte dell'attualità sociale.
"Mandare un messaggio solo attraverso la scelta canora", ni.
Quest'anno è stata fatta una selezione specifica di canzoni con messaggi da poter inviare: il tema è l'amore e il detto non detto, e questo è un dato di fatto.
Concludo con una breve riflessione mettendo sul piatto della bilancia altri due fatti che potrebbero sfuggire ma che aiutano, a mio avviso, ad avere un quadro completo:
- in questo festival (cioè le intere serate) sono state indubbiamente pensate per un pubblico più grande, lasciando al dopofestival il "fardello" della gioventù;
- resta un festival promosso su un canale di rete pubblica, nazionale, pagata dai cittadini e quindi soggetta a determinate dinamiche politiche.
Unendo i due fatti, è semplice risalire a chi è destinato l'intero format di quest'anno.
Su una cosa sono totalmente d'accordo: questo è il "festival del non detto" che alla fine finiremo per farci piacere.