Buongiorno e buon ritorno su questi schermi.
Io sono Marco e questa è Deep in Marketing, la newsletter targata Figaro Digital dove leggi cosa hanno fatto bene (e male) gli altri per diventare un marketer migliore.
È da tempo che non ci sentiamo, diciamo che è stata una pausa un po’ forzata, che però aiuterà a rimettere in ordine un po’ le cose e le priorità.
Scorrendo tra le prossime righe ne capirai qualcosa in più.
Buona lettura 👇🏻
Qual era la materia più noiosa che hai studiato al liceo?
Per me senza dubbio filosofia. Troppo astratta, lunga, fuori dal mondo.
Su quei banchi sembrava la materia più noiosa del mondo, quelle ore non passavano mai. Nessuno capiva il motivo per cui fosse inserita nei programmi.
Quando cresci però cominci ad apprezzarla un po' di più e a notare delle cose che prima non potevi.
Siccome sono straconvinto che la filosofia andrebbe studiata solo da adulti, oggi proviamo a ripercorrerne un pezzettino, un mito fondamentale di cui sono sicuro ricordi almeno il titolo:
Il mito della caverna
Ci sono degli individui che vivono da sempre incatenati all’interno una caverna, senza aver mai percepito cosa c’è al di fuori.
L’unica cosa che riescono a “vedere” è la loro ombra, proiettata sulle pareti da un fuoco acceso.
Per loro non esiste altro, quella è la realtà, l’unica che hanno mai conosciuto.
Un giorno, uno di loro riesce a liberarsi, esce fuori, e per la prima volta vede la luce. All’inizio è abbagliato. Poi inizia a distinguere le cose per ciò che sono davvero.
Quando torna nella caverna per raccontare agli altri ciò che ha visto, nessuno gli crede. Anzi, lo deridono. Lo puniscono. Lo uccidono.
Platone quando ha concepito questo mito voleva spiegarci la conoscenza umana, ma forse ci ha raccontato anche qualcos’altro…
Non so tu, ma io per la caverna (che dovrebbe essere un mito) oggi ho un nome più moderno: feed.
Noi abbiamo la fortuna di conoscere entrambi i mondi, viviamo sospesi tra quello reale (dove c’è la luce) e quello digitale (dove ci sono le ombre).
Come succedeva per gli quegli schiavi, spesso preferiamo rifugiarci in quello “virtuale”. Perché è più comodo. Perché fa meno male.
Circa un mesetto fa, dopo una lunga degenza, ho perso mia mamma per una brutta malattia. Nella sua ultima notte, ho scelto di rimanere al suo fianco in ospedale, ancora incredulo per quello che stava succedendo.
In quei momenti bui, piuttosto che lasciarmi andare alle emozioni, ho deciso di entrare nella caverna, nel rifugio che mi accompagna da quando faccio questo lavoro. Mi sono messo a scrollare e a creare contenuti, proprio come questo che stai leggendo.
Sano o meno che sia, la mia mente mi ha trasportato verso la via più semplice per deviare i pensieri tristi, verso la “distrazione”. È stato il mio meccanismo di difesa. Il mio modo di spostare il pensiero altrove.
Col passare dei giorni però mi sono reso conto che quel comportamento non aveva fatto altro che creare una nuova realtà, quindi (per la maggior parte) quei post non sono mai usciti, perché adesso mi generano rigetto solo nel vederli.
Una specie di reazione automatica, istintiva, che però mi ha lasciato addosso una sensazione strana: avevo scambiato le ombre per realtà.
Ero indeciso se raccontarti questo piccolo scorcio di vita, e non voglio neanche far passare l’idea che i social media siano il male, ho fatto uscire questo contenuto per spingerti alla riflessione.
Che, se ci pensi, è proprio il motivo per cui al liceo odiavamo tanto la filosofia.
Prima di chiudere, ti do un buon motivo per uscire dalla caverna e incontrarci un po’ dal vivo 🙂
Dal 23 al 25 Maggio saremo come community partner all’evento Learnn Offline, quindi se non hai ancora preso il tuo biglietto ti consiglio di dare un’occhiata qui 👇🏻
Alla prossima!
Un abbraccio,
, Head of Content 👋🏻